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szukane wyrażenie: "liturgia" | znaleziono 13 opisów(-y) | strona: 1 spośród: 2 » [<<] | 1 | 2 | [>>]
autor: Blachnicki, F.tytuł: Odnowa katechezy eucharystycznej w świetle instrukcji z 25.V.1967 Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 2 (1969) 205-213
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słowa kluczowe: katecheza — liturgia — teologia pastoralna — odnowa autor: Cichy, S.tytuł: Troska o liturgię w Kościele katowickim w latach 1985-1995 Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 27-28 (1994-95) 359-395
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słowa kluczowe: historia Kościoła na Śląsku — liturgia — duszpasterstwo — historia duszpasterstwa autor: Cichy, S.tytuł: Zasady improwizacji w odnowionej liturgii Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 11 (1978) 62-66
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słowa kluczowe: liturgia — liturgika — improwizacja — odnowa autor: Cichy, S.tytuł: Zgromadzenie liturgiczne podstawowym znakiem odnowionej liturgii Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 11 (1978) 43-52
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słowa kluczowe: liturgia — zgromadzenie liturgiczne — odnowa autor: Kozyra, J.tytuł: Chrystus-Archégos w zmartwychwstaniu na podstawie Dz 3.15; 5.31 Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 14 (1981) 109-128
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IL CRISTO ARCHEGOS NELLA RISURREZIONE IN ATTI 3,15; 5,31 In questa ricerca autore ha presentato al inizio quale e I etimologia della parola archëgos e quale e il significato nella letteratura fuori del NT. Poi ha studiato i testi degli Atti 3,15; 5,31 dove si trova questo titolo cristologico. Fuori questo ha parlato anche, come hanno usato il termine archëgos in Ebr 2,10; 12,2. Si vede che il titolo cristologico archëgos e usato nel NT semre nel contesto soteriologico nei sommari della passione, dove spesso si usa l'antitesi. Cosi e stato presentato il Cristo condottiero nella risurrezione nei discorsi kerygmatici di San Pietro in Atti 3,15; 5,31. Anche Ebr 2,10; 12,2 chiama il Cristo archëgos alla salvezza. Dunque il significato del titolo Archëgos e legato strettamente con la opera redentrice di Cristo. Gesù e diventato Archëgos per la Sua morte e risurrezione. Questa funzione di Gesù risorto come Archëgos il Condottiero, e fatta per noi, credenti in Lui. Gesù e Archëgos per noi. Lui Stesso gia e risuscitato. Lui gia partecipa della gloria finale. Gesù e primo nella risurrezione. Adesso Lui conduce gli altri alla stessa risurrezione, alla vita gloriosa nel cielo. La Chiesa primitiva ha chiamato Gesù Archëgos nella risurrezione perché ha avuto molti ragioni per questa scelta. Il titolo Archëgos gia nella sua etimologia mostra i due aspetti caratteristici: il primato (arch) e la conduzione (egos). Il elemento "arch" esprime il pensiero del primato. Cosi significa il primo nell'onore, nella maestà e nella lunga fila colui che gli altri seguono. Proprio questa funzione di Cristo: il primato nella risurrezione esprime anche il titolo Archegos. Gesù e quindi Archëgos nella risurrezione. Perciò dice Józef Kozyra, che Cristo e condottiero alla risurrezione come Capo, Principe, Lui che conduce gli altri. Autore ha presentato anche i testi del NT dove si usano gli altri titoli cristologia i quali esprimono il primato di Cristo nella risurrezione per paragonarli con titolo Archégos. Dopo questa ricerca hanno giunto i seguenti conclusioni: 1. Prima del cristianesimo mai hanno usato i termine archégos nel rapporto con una persona risuscitata. Soltanto nel NT troviamo questa applicazione per la prima volta a Gesu Cristo risorto. 2. Il pensiero dei primi cristiani sulla persona di Cristo come Archégos - Condottiero alla salvezza era molto lontano dalle idee pagane, gnostiche e presentate nel Qumran. 3. La Chiesa primitiva usava il titolo Archégos nel senso della tradizione apostolica quale legava questo titolo con Gesù risorto come Condottiero alla salvezza escatologica. 4. Il NT ha preso dal VT il pensiero della conduzione alla salvezza, ma il posto della Legge Divina o gli altri mediatori e stato occupato da Gesù Lui e 1 unico vero Condottiero alla risurrezione, perché Lui e primo risorto e conduce gli altri alla stessa risurrezione. 5. Rispondendo sulla domanda: perché nel NT solo quatto volte e chiamato Gesù Cristo Archégos nella salvezza, J.Kozyra ha scritto Vediamo che nel tradizione primitiva nella liturgia della Chiesa e nei discorsi kerygmatici, quando si proclamava i vangeli, si usava il termine Archégos per Gesu risorto Colui che conduce alla risurrezione. Abbiamo i testimoni di questa pratica in Atti 3,15; 5,31 ; Ebr 2,10; 12,2. Quindi nelle origini della Chiesa chiamavano Gesù risorto Archégos alla risurrezione. Ma poi sorge ve qualche difficolta da parte dei pagani costoro potevano intendere questo titolo con senso falso, come il condottiero nel senso di un eroe o imperatore. Perciò hanno lasciato il titolo Archégos per esprimere il primato di Cristo nella risurrezione. Il suo ruolo, la funzione di conduzione alla salvezza hanno espressi con gli altri titolo cristologici. 6. In questo articolo hanno paragonato questi titoli con Archégos per vedere ancora più chiaro il significato di Cristo come Archégos. Fra questi altri titoli cristologici quanti esprimono anche il primato di Cristo nella risurrezione, il titolo Arche sottolinea che Gesù risorto e primo e origine della risurrezione in generale. Il titolo Apar che mostra che Cristo come risorto ha la funzione di primizia. Quindi Lui e il primo risuscitato e ha influsso causale e esemplare per la risurrezione degli altri. Il titolo Prötos esprime il primato di Cristo, colui che e primo, ali inizio di tutti i risuscitati. In fine il titolo Prötotokos mostra il ruolo di Cristo risorto come primogenito con i diritti speciali. Lui e il primo risuscitato e da noi la partecipazione alla Sua risurrezione. 7. Hanno concluso allora alla fine che Gesù come Archégos in Atti 3,15; 5,31 esprime uno degli aspetti della Sua funzione salvifica. Il Cristo Archégos esprime il Suo primato nella risurrezione e la Sua Funzione di Condottiero per gli altri alla stessa risurrezione.
autor: Kucza, G.tytuł: Elementy nauki o zmartwychwstaniu człowieka w posoborowej liturgii Kościoła Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 33 (2000) 159-172
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słowa kluczowe: teologia systematyczna — eschatologia — zmartwychwstanie — liturgia — teologia dogmatyczna
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ELEMENTE DER NACHKONZILKIRCHENLITURGIE ÜBER DIE AUFERSTEHUNG DES MENSCHEN
Zusammenfassung
Wir leben in der Wirklichkeit mit eschatologischer Dimension. Die Anwesenheit
der Ewigkeit in unserem irdischen Leben wird besonders durch die Liturgie
hervorgehoben, die den Menschen zum eschatologischorientierten Leben
und Handeln anhält. Der Tod bedeutet nicht nur das Ende vom irdischen Pilgern,
sondern er ist vor allem als Eingang in die neue Existenz oder als Erfüllung von
Pascha mit Christi in jedem Menschen anzusehen. In einem gewissen Sinne kann
der Tod auch als Auferstehung verstanden werden. Dementsprechend muß man
den Tod aus der Sicht der Auferstehung Christi und unserer Verbundenheit mit
Ihm durch das Sakrament der Taufe und durch Eucharistie betrachten. Die Taufe
ist ein Sakrament der Auferstehung, worauf die Kirchenliturgie besonders in der
Zeit der Pascha hinweist Die Eucharistie ermöglicht uns, schon auf Erden das
Leben der Auferstandenen zu leben. Vor dem 2. Vatikaner Konzil ist in der Begräbnisliturgie
das Problem der menschlichen Seele, die der Erlösung bedarf,
vorherrschend. In der Nachkonzillbegräbnisliturgie steht die Auferstehung Christi
und unser Sieg in Ihm über Leiden und Tod im Mittelpunkt. Durch Christus
und nur in Christus wird sich unsere Auferstehung vollziehen und die Auferstandenen
und Erlösten werden dem Auferstandenen Christus gleichen. Die Frage
nach der Auferstehung des Menschen ist in der Kirchenliturgie präsent und findet
dort ihre Auslegung.
autor: Linke, W.tytuł: Królestwo Boże w tradycjach eucharystycznych (Mk 14,25; Mt 26,29; Łk 23,16-18) Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 38,2 (2005)
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IL REGNO DI DIO NELLE TRADIZIONI EUCARISTICHE (Mc 14,25; Mt 26,29; Lc 23,16-18)
L'appartenenza del tema del regno di Dio alla relazione sinottica e paolina dell'istituzione dell'eucaristia costituisce l'argomento principale dell'articolo. L'esistenza delle due tradizioni eucaristiche isolate, sinottica e paolina, non puo essere provata. Piuttosto va riconosciuto uno sviluppo di un'unica tradizione sul regno di Dio nelle relazioni eucaristiche dalla forma testimoniata da Marco a quella di Paolo. Le tappe intermediarie di questo sviluppo si trovano in Matteo e Luca. Nella relazione paolina il tema del banchetto messianico viene arricchito dalla visione della liturgia eucaristica celebrata dalla Chiesa come anticipazione del banchetto escatologico.
autor: Sobański, R.tytuł: Chrzest jako czynnik konstytuujący Kościół w dokumentach Soboru Watykańskiego II Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 3 (1970) 137-164
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BAPTISMA UT ELEMENTOM ECCLESIAM CONSTITUENS IN DOCUMENTIS CONCILII VATICANI II Doctrina Concilii Vaticani II de sacramento baptismi analysi subiicitur. Primus et fundamentalis effectus baptismi est incorporatio in Ecclesiam. Plura de hoc aspectu baptismi inveniuntur in Constitutione de sacra liturgia, in Constitutione dogmatica de Ecclesia et in Decreto de oecumenismo. Ex illis fundamentalibus ecclesiasticis effectibus sacramenti initiationis christianae consequentiae et postulationes ius canonicum spectantes emergunt. Oecumenicus aspectus e. 87 in clara luce ponendus est: omnes rite baptizati Ecclesiae incorporantur, societati sacerdotali. Ex structura sacramentali Ecclesiae iura et obligationes baptizatorum describuntur. Personalitas in Ecclesia dynamica est et proportionate ad unionem et communionem ecclesiasticam in praxim deduetam crescit. Haec communio piena vel minus plena esse potest eo gradur quo elementa Ecclesiae adipiscuntur. Sed etiam ii, qui plenam communionem nondum assequuntur a iure canonico ignorari non debent, sed in legibus constitutivis Ecclesiae conspiciendi sunt. Ecclesiae seiunctae ut ecclesiae particulares nondum perfectae et nondum in piena unitate constitutae tractari possint. Ad rem oecumenicam fovendam codex fundamentalis totius christianitatis perutilis fore videtur.
autor: Surmiak, W.tytuł: Łamanie chleba w Nowym Testamencie (Łk 24,35 i Dz 2,42) Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 36,2 (2003) 404-413
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"FRAZIONE DEL PANE" NEL NUOVO TESTAMENTO (Lc 24,35 e At 2,42)
L'Eucarestia viene spesso definita come frazione del pane. Il termine ha delle proprie origini nella tradizione biblica. Alle soglie del cristianesimo quel gesto di spezzare il pane, caratteristico per il mondo semitico, era soprattutto il segno della particolare stima verso il dono di Dio, ma portava pure il significato di apertura, di fraternita, di giustizia, di ospitalita e di compassione. Per gli Ebrei essere in possesso del pane era un visibile segno della benedizione di Dio e la possibilita di spezzarlo con qualcuno simboleggiava l'amicizia e la comunita. Sia gli storici di liturgia che gli esegeti finora hanno dei dubbi se quella formula possa essere considerata come il termine tecnico dell'Eucarestia. La difficolta di concordare diverse opinioni sta anche nel fatto che quel termine viene usato nel Nuovo Testamento soltanto due volte e soltanto nell'opera lucana.
Il riconoscimento di Gesu Risuscitato dai discepoli di Emmaus nel gesto di "frazione del pane" pare una costruzione letteraria di Luca. Se fosse proprio così, non sarebbe più importante se Gesů poteva celebrare l'Eucarestia ad Emmaus, ma solo se Luca aveva intenzione di parlarci di Eucarestia in quel momento. Sembra evidente che l'autore del Vangelo volesse far riferimento alla pratica di celebrazione della Cena del Signore nei suoi tempi. Questo sarebbe il senso generale della scena descritta. L'espressione klasis tou artou ha un significato particolare per Luca. La usa per indicare un ricordo di passione e di Rissurezione di Gesù Cristo, celebrato nei suoi tempi. I primi cristiani si incontrano in comunità: ascoltano la Parola di Dio e spezzano il pane (Atti 20,7-12). Si riuniscono il primo giorno dopo il sabato (verso 7), cioè la domenica, e il luogo di riunione è la casa - domus ecclesiae. Dunque questi tre elemeti: il rito (ascoltare la Parola di Dio e spezzare il pane), il tempo cioè il giorno d'incontro (domenica) e il luogo di riunione (casa) diventano la caratteristica della prima Chiesa di Gesù Cristo. Nei testi dei Padri della Chiesa sostanzialmente troviamo l'interpretazione eucaristica della formula fractio panis. Per S. Agostino e per S. Będą Venerabile fu evidente che si parlasse di Eucarestia. Pure S. Gerolamo sostenendo che la casa di Cleopa ad Emmaus venne cambiata in Chiesa, afferma la continuazione dello stesso rito nello stesso posto. Sembra anche che la riscoperta della bellezza letteraria e teologica di quella pericope abbia causato l'inserimento dei suoi elementi nei canoni eucaristici nella liturgia dopo il Concilio Vaticano II (Preghiera Eucaristica V).
autor: Turek, W.tytuł: Lavacrum aquae in verbo. Liturgia chrzcielna w Hipponie w czasach św. Augustyna (próba rekonstrukcji) Śląskie Studia Historyczno-Teologiczne 50,1 (2017) 45-57
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słowa kluczowe: sakramentologia — Augustyn — sakrament chrztu
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Lavacrum Aquae in Verbo. The Liturgy of Baptism in Hippo in Saint Augustine’s Time (an Attempt at Reconstruction)
The aim of the article is an attempt to describe the liturgy of baptism celebrated by St. Augustine in his cathedral in Hippo. Various writings of Augustine, especially his Sermons addressed to candidates (catechumeni and competentes) for baptism, contain information enabling us to describe, albeit in a generic way, the particular stages of the preparation of catechumens for baptism and the rite itself. The preparation consisted principally of catecheses, exorcisms and a kind of examination. The rite clearly contained a personal and individual renouncement of Satan, followed by a profession of faith in each of the Persons of the Most Blessed Trinity and either immersion in the pool or the pouring of water on the head of the baptised. It is not possible to state exactly the formula of baptism employed; it is surprising that Augustine, who discusses many themes associated with baptism in various works, does not present the words spoken by the one administering baptism, although he does speak of the necessity of water and the words for the sacrament itself.
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